Essere infermieri oggi richiede grande passione e impegno. In questo articolo scopriremo quali sono le procedure burocratiche obbligatorie per aprire partiva iva: le strutture, sia cliniche che private, sono sempre più alla ricerca di professionisti da inserire all’interno della propria equipe, ma prediligono affidarsi a chi svolge questa attività in qualità di libero professionista.

A partire dal 2020, per diventare infermiere è necessario conseguire la laurea triennale in Scienze Infermieristiche, che comprende un lungo periodo di tirocinio. Il coronamento degli studi avviene, così come per le professioni analoghe, attraverso il superamento dell’Esame di Stato, con iscrizione al relativo Albo, necessario per esercitare.

A questo punto, il soggetto può decidere di cercare occupazione presso il settore pubblico, privato o lavorare come libero professionista.

Se si opta per quest’ultima opzione, è necessario sapere che ci saranno alcuni costi da sostenere: Tasse, Contributi ENPAPI, commercialista.

Una volta consapevoli di ciò, gli step per proseguire sono:

  • Aprire partita iva: permette di ricevere e fatturare gli introiti, promuovere l’attività, pagare tasse e contributi. Non ci sono limitazioni nell’esercizio

  • Codice ATECO: Dopo aver inoltrato la domanda di apertura, è doveroso scegliere il Codice ATECO da infermiere (86.90.29), che definisce l’attività e regola gli aspetti essenziali della fiscalità

  • Scelta del regime fiscale: la soluzione più vantaggiosa è il regime forfettario per le aliquote agevolate al 5% o al 15%: la contabilità è minima, fatturato massimo di 65.000€ annui, le pratiche burocratiche sono quasi inesistenti e non ci saranno ingenti costi da scaricare. Il regime ordinario o semplificato sarebbe indicato se ci fossero molti costi da scaricare.

Gli infermieri devono anche iscriversi all’ENPAPI, ossia la cassa previdenziale. Così come altre tipologie di professionisti (architetti, psicologi, medici,…), l’iscrizione alla Cassa Previdenziale permette di versare i contributi che daranno luogo al proprio trattamento pensionistico.

Tale gestione prevede un contributo per 1/3 a carico del lavoratore e per 2/3 a carico del committente, che dovrà detrarre la relativa parte (insieme all’aliquota IRPEF) dal compenso erogato al lavoratore e, infine, provvedere al versamento.

L’ENPAPI prevede il versamento di tre tipologie di contributi previdenziali, ovvero

  • Contributo soggettivo: Per l’anno 2021, l’ENPAPI richiede un contributo soggettivo, con aliquota pari al 16% del reddito professionale netto. Sarà inoltre obbligatorio versare un contributo minimo – a prescindere dai ricavi – pari a 1.600 euro.

    È prevista la riduzione del contributo minimo (50%), per coloro che:

    • non hanno compiuto 30 anni di età
    • sono iscritti da meno di 4 anni
    • hanno sospeso l’attività lavorativa per almeno 6 mesi consecutivi nel corso dell’anno solare
  • Contributo integrativo: Pari al 4%, da applicare su tutti i corrispettivi lordi (comprese le prestazioni sanitarie soggette ad esenzione IVA), o al 2% per i servizi resi verso pubbliche amministrazioni. Questa percentuale può essere inserita – a titolo di rivalsa – direttamente in fattura. Anche in questo caso all’infermiere è richiesto un contributo integrativo minimo che, per l’anno di imposta 2021, è pari a 150 euro.

  • Contributo di maternità: Con un importo fisso stabilito, di anno in anno, da ENPAPI.

Se desiderate avere maggiori informazioni in merito, contattateci compilando il form o chiamando i numeri che trovate qui. Vi ricordo che lo studio è sempre disponibile ad una consulenza gratuita di 30 minuti.

Autore:

Dott. Jacopo Rolli

Esperto Contabile presso Studio Rolli.

Esperto nella gestione del regime forfettario e del fisco per i professionisti del web.

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